I SAMURAI - CODICE ISPIRAZIONE DI VIAGGIO: VE4JPS638
Il termine samurai, letteralmente "dipendente", indica un nobile addestrato nell'utilizzo di ogni arma conosciuta che si metteva al servizio di un daymo, uno dei Grandi Signori che si spartivano l'Impero Giapponese. I Samurai sono famosi per essere detentori di una forza d’animo, di una determinazione e di un controllo emotivo fuori dal comune. Soldati del nostro tempo e samurai erano entrambi guerrieri, uomini dedicati alla difesa, chi della nazione e chi dell’imperatore, ma con la differenza di riuscire a governare la propria aggressività senza scivolare in un linguaggio scurrile, uccidendo il nemico ma senza accanirsi. Il samurai era un uomo rispettabile, magari parte di una comunità chiusa di clan, come tipico della cultura giapponese, ma diversamente dal resto dei loro connazionali vivevano con grade onore e rigore. Nessun linguaggio da caserma, nessuna menzogna, nessun inganno. Il rispetto era grande sia per l’amico che per il nemico, essi possedevano un codice di onore, il Bushido, che significa “via del guerriero”. Si trattava di un codice di comportamento per disciplinare la loro casta, con elementi del buddismo zen e dello scintoismo, bastai sulla rispettabilità della sua persona, impassibilità, autocontrollo ed un allenamento costante a vita. L'addestramento dei rampolli delle famiglie guerriere per diventare un samurai iniziava a 3 anni. Fino ai 7 anni, completata l'alfabetizzazione, si imparava a non avere paura della morte, a obbedire al proprio signore e a praticare esercizi per il controllo della mente e del corpo (kata). Quindi si apprendeva l'uso di arco e frecce, della spada di legno e di metallo leggero, si imparava a cavalcare e a combattere contro nemici immaginari, e ci si sottoponeva a docce gelate sotto cascate o nella neve per temprare il fisico agli stimoli estremi. A 12 anni si iniziava a combattere nelle retrovie, e anche ad uccidere. Un esempio di Yoroi, l'armatura tradizionale samurai. Essa era compost dall'assemblaggio di parti che davano protezione alla testa (kabuto), alle spalle (sode), alle braccia (kote) e al busto (do). La Katana era la spada tipica del samurai e si pensava che all'interno della lama affilata risiedesse l'anima stessa del guerriero che la portava. Altra arma di pertinenza era lo shigetou, l'arco asimmetrico giapponese, lungo 2 metri e fatto di legno laminato e laccato, che lanciava frecce infuocate a un centinaio di metri di distanza. Completava il corredo la corta wakizashi (lo spadino utilizzato anche per suicidarsi), nonché ventagli da guerra con i bordi affilati come coltelli. Uno degli aspetti più cruenti e allo stesso tempo più emblematici della devozione con cui i samurai ricercavano il mantenimento del proprio onore, risiede proprio nel tipo di morte che i guerrieri si auto-infliggevano per scontare una grave colpa e restaurare così la propria rispettabilità. Questo suicidio rituale porta il nome di harakiri ("taglio del ventre") ed era una morte che non comportava disonore per chi la eseguiva. Questo veniva eseguito, quando il daymo servito dal samurai, moriva, divenendo così rōnin, "uomini alla deriva", mercenari erranti privi di onore e possedimenti che potevano riconquistare il proprio prestigio solo con gesta straordinarie.